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Oro blu, un bene sempre piu' prezioso

In parte per i cambiamenti climatici, ma soprattutto per l'aumento della popolazione mondiale, quello dell'acqua e' un problema che diviene sempre piu' drammatico, non tanto a causa della disponibilita' teorica, quanto in relazione alla distribuzione.

Si stima, infatti, che attualmente venga utilizzato forse il 30% dell'acqua disponibile: ma in questo 30% sono compresi tanto l'Islanda, che possiede 500mila metri cubi d'acqua pro capite annui, nonche' il Canada, che dispone del 20% delle risorse idriche del pianeta, quanto l'Egitto che, nonostante il Nilo, di acqua ne ha soltanto pochi metri cubi pro capite all'anno.

Il fabbisogno medio di acqua viene stimato fra 600 e 860 metri cubi pro capite (da 1.600 a 2.400 litri al giorno) pero' diverse organizzazioni internazionali considerano di "penuria" una situazione in cui ogni abitante disponga di meno di 1.000 metri cubi all'anno. Ancora piu' evidenti sono poi gli squilibri a riguardo dell'acqua potabile: contro una disponibilita' giornaliera di 600 litri pro capite negli Stati Uniti e di 200 in Europa, gli abitanti dell'Africa possono contare solo su 40 litri e anche li con notevoli differenze da paese a paese. Negli ultimi venti anni il fabbisogno globale di acqua e' aumentato del 40% e la maggior parte dell'incremento si e' verificato in Paesi che del prezioso liquido gia' ne avevano poco, inasprendo notevolmente le difficolta' di trasporto e di distribuzione.

La compromissione dell'ambiente causata dallo sviluppo industriale si manifesta, oltre che in frequenti e dolosi casi di inquinamento delle acque e delle falde sotterranee, anche nella deforestazione, che porta scarsita' di precipitazioni in certe zone e a periodiche e violente inondazioni in altre.

Il nostro Paese e' uno dei piu' ricchi di acqua al mondo con 155 miliardi di metri cubi l'anno, pari a 2.700 metri cubi pro capite. Pero', irregolarita' e inefficienze nei flussi riducono questa disponibilita' a 110 miliardi di metri cubi totali e 2.000 metri cubi pro capite. La disponibilita' si riduce ulteriormente se si considera la sola acqua fresca (fresh water) termine con cui si intende l'acqua che contiene ridotte concentrazioni di sali e altri solidi dissolti. In Italia la disponibilita' pro capite del prezioso liquido e' inferiore a quella degli altri principali Paesi industrializzati e anche di diversi Paesi in via di sviluppo.

In effetti, la disponibilita' d'acqua continua a diminuire e per quattro mesi l'anno il 15% della popolazione, ossia circa 8 milioni di persone, e' sotto la soglia del fabbisogno idrico minimo di 50 litri di acqua al giorno a persona. Questo anche perche' l'acqua e' erogata da una miriade di enti e soggetti diversi attraverso 13mila acquedotti: un terzo dell'acqua disponibile si disperde lungo reti spesso fatiscenti e corrose, entra nelle condotte idriche ma si smarrisce per strada. Anche nelle case avvengono molti sprechi: rubinetti e tubazioni che perdono, acqua lasciata a scorrere inutilmente a lungo, innaffiamenti eccessivi e infine praticamente non esiste il riciclo e il riutilizzo dell'acqua.


Per porre rimedio a questa situazione occorrerebbero in Italia come nel mondo, enormi investimenti e soprattutto l'adozione di politiche economiche orientate al principio di far pagare ai consumatori i costi reali dell'acqua (del tutto simili a quello che avviene gia' per gas ed energia elettrica). Altrettutto utili sarebbero altre strategie quali un massiccio ricorso a impianti di desalinizzazione da cui ricavare acqua per l'agricoltura nonche' l'utilizzo di impianti di irrigazione alternativi e innovativi per risparmiare acqua.

E quindi, non ci si dovrebbe affatto meravigliare se nei prossimi decenni fosse proprio l'acqua a diventare un problema economico e anche politico preminente nei rapporti fra le nazioni e anche all'interno di esse.

Sul sito Altroconsumo sono elencati i consigli per utilizzare al meglio il prezioso liquido e spendere meno in termini economici e ambientali.

Fonte: Studi e ricerche Ing
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L'Ecoturismo aiuta gli squali balena

L'ecoturismo, se ben regolato, puo' essere molto utile alla natura.

E' il risultato di uno studio pubblicato da Ecological Applications, la rivista della societa' ecologica americana. Attraverso le foto scattate dai turisti, un ricercatore australiano e' riuscito a "contare" la popolazione degli squali balena di un atollo australiano, e a monitorare la loro salute.

Lo scienziato australiano ha iniziato nel '95 a studiare gli enormi squali (conosciuti come "giganti gentili") scoprendo che le macchie bianche lungo i loro fianchi e sul dorso sono come delle "impronte digitali" che permettono di distinguersi l'uno dall'altro. Con l'aiuto di un astronomo della Nasa ha riadattato un programma utilizzato dal telescopio Hubble per riuscire a riconoscere i diversi esemplari. Sottoponendo al programma piu' di cinquemila foto scattate dai turisti di Ningaloo, un parco marino nell'ovest dell'Australia, il ricercatore e' riuscito a riconoscere molti "vecchi amici". Almeno due terzi degli squali ritorna stagione dopo stagione a Ningaloo - spiega il ricercatore - e questo suggerisce che la popolazione sta aumentando.
Secondo il ricercatore, lo studio conferma che le strette regole, studiate per mostrare agli ecoturisti gli squali balena, hanno funzionato.

Fonte: Esa News fotografie ad alta risoluzione scaricabili qui
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Oceani come deserti

Secondo un satellite Nasa le superfici marine biologicamente morte sono aumentate del 15%.
Tra acque e terre emerse, i deserti coprono ora il 40 per cento della superficie del pianeta.
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Lo rivela uno studio sulla salute degli oceani in via di pubblicazione sulla rivista Geophysical Research Letters.
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Visto dallo spazio, il mare senza vita assume un colore blu cupo, di contro al verde-clorofilla delle aree nelle quali la catena alimentare prospera in tranquillità. Al paradosso del deserto in mezzo all'acqua, si aggiunge quello del pianeta diventato troppo azzurro, privo di quel verde da cui traggono nutrimento pesci e cetacei. Il fenomeno del riscaldamento delle acque superficiali che blocca la circolazione delle correnti e lo scambio di sostanze nutritive tra gli strati dell'oceano non è scoperta di oggi.
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Negli ultimi 9 anni i deserti si sono estesi con una rapidità 10 volte superiore al previsto. Nei mari italiani la situazione è ancora più grave: "L'estensione delle aree desertiche nel Tirreno e nell'Adriatico si aggira intorno al 20 per cento" spiega Silvio Greco, ricercatore dell'Icram, Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare. "L'interruzione della circolazione dell'acqua agisce su un ecosistema già compromesso da pesca eccessiva e inquinamento".

La mancanza di inverni rigidi impedisce all'acqua di superficie di raffreddarsi e quindi di sprofondare verso gli strati bassi degli oceani. Dagli abissi, normalmente, è l'acqua tiepida a risalire, portando in superficie i nutrienti di cui è ricca. La decomposizione degli organismi marini riempie infatti i fondali di sali come nitrati e fosfati: sostanze che negli abissi sono destinate a rimanere inutilizzate, mentre in superficie, unite al calore e alla luce del sole, permettono alla fotosintesi clorofilliana di innescarsi all'interno di alcune minuscole alghe unicellulari. Ed è proprio con la trasformazione di sostanze inorganiche come i sali in elementi organici che ha inizio il fenomeno della vita.
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Ciò che accade sulla terra con la catena di erba, animali erbivori e carnivori predatori, si ripete (o almeno dovrebbe) negli oceani. Nelle aree che appaiono verdi agli occhi del satellite, le alghe unicellulari nutrono esseri viventi sempre più grandi e complessi, fino alle balene. Ma al centro dei grandi oceani, lontano dalle foci dei fiumi che rilasciano comunque una qualche forma di sostanza nutriente, ancorché drogata dall'inquinamento, il satellite della Nasa di anno in anno ha trovato zone verdi sempre più striminzite. L'assenza di clorofilla ha tranciato di netto la catena alimentare, allontanando una dopo l'altra tutte le specie viventi dalle zone blu.
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L'estensione dei deserti negli oceani - rivela lo studio - è correlata all'aumento della temperatura superficiale. Il fenomeno si sta espandendo rapidamente, soprattutto nell'Atlantico settentrionale. Ma nessun bacino si salva, a eccezione dell'Oceano Indiano meridionale. Ogni anno, in media, l'area dei deserti blu si amplia di 800mila chilometri quadrati. E dire che una delle strategie escogitate per combattere l'effetto serra consiste proprio nell'aumentare la popolazione delle alghe unicellulari, gettando ferro e altri sali nutrienti nell'oceano. Accelerando la fotosintesi clorofilliana, infatti, gli scienziati sperano di aumentare l'assorbimento di anidride carbonica da parte delle alghe, ripulendo l'atmosfera dal gas serra che rimane l'indiziato numero uno per il fenomeno del riscaldamento climatico. Sempre più convinti che i cambiamenti in atto siano opera dell'uomo e delle sue attività industriali sono anche gli scienziati della Geological Society of America.
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Negli ultimi due secoli, tanto profonde sono state le cicatrici inferte alla Terra e alla sua atmosfera dalla nostra specie, che i geologi statunitensi hanno proposto di ribattezzare l'era attuale "Antropocene": età dell'uomo. Caratterizzata da alte concentrazioni di piombo nell'aria e nell'acqua, un'inondazione di anidride carbonica e altri gas serra nell'atmosfera, dighe che imbrigliano i fiumi e impediscono ai sedimenti fertilizzanti di riversarsi nel mare, oceani più poveri di vita e di un blu sempre più intenso.
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Allarme api

Mutamenti climatici, malattie ed inquinamento sono le cause principali della grave moria delle api in Italia: in un anno il numero degli insetti si è dimezzato.
Una cifra enorme con rischi gravi per i delicati equilibri dell'ecosistema e per il ciclo naturale, con danni economici stimati in 250 milioni di euro.
Il disastro interessa tutta l'Europa, con una perdita tra il 30% e il 50% del patrimonio di api; ed è ancora più grave negli Stati Uniti, con punte anche del 60-70% in alcune aree per il fenomeno da spopolamento definito Ccd (Colony collapse disorder). L'allarme è emerso nel corso del workshop organizzato dall'Agenzia per la protezione dell'ambiente e i servizi tecnici (Apat).

Tra le ragioni dell'alto tasso di mortalità fra le api ci sono sicuramente le condizioni igienico-sanitarie degli alveari, i cambiamenti climatici e di conseguenza la disponibilità e qualità del pascolo e dell'acqua, l'insalubrità del territorio. Non si può quindi dare la colpa a un'unica causa scatenante, anche se gli esperti sono concordi nell'attribuire forti responsabilità all'inquinamento da fitofarmaci, a quello elettromagnetico e a una recrudescenza delle infezioni da virus e della varroa, malattia causata da un acaro che attacca sia la covata che l'ape adulta.

Ma il clima non è da sottovalutare: un suo andamento irregolare può interrompere il flusso normale di nutrienti che sono necessari alle api per la loro crescita e sviluppo, indebolendo le difese dell'alveare; occorre quindi essere pronti a intervenire con idonee integrazioni alimentari che sostituiscano il nettare e il polline raccolti dalle api.

L'insufficiente impollinazione delle piante ha conseguenze più ampie, portando ad una drastica riduzione del raccolto; a rischio sono diverse varietà di frutta e verdura, persino la carne: "prodotti come mele, pere, mandorle, agrumi, pesche, kiwi, castagne, ciliegie, albicocche, susine, meloni, cocomeri, pomodori, zucchine, soia, girasole e colza - avverte Coldiretti - dipendono completamente o in parte dalle api per la produzione dei frutti. Ma le api sono utili anche per la produzione di carne con l'azione impollinatrice che svolgono nei confronti delle colture foraggere da seme, come l'erba medica e il trifoglio, fondamentali per i prati destinati agli animali da allevamento".
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La Terra dopo la scomparsa dell'uomo

Cosa accadrebbe al pianeta se l'uomo si estinguesse a causa di un virus letale, per la caduta di un meteorite oppure per causa del riscaldamento globale o ancora per una guerra nucleare?
Come si comporterebbe l'attuale ecosistema e cosa rimarrebbe sulla Terra del nostro mondo industrializzato?

Alla redazione di History Channel se lo sono chiesti e hanno realizzato un interessante documentario gia' andato in onda negli Stati Uniti e di cui e' possibile vedere on line il trailer e acquistare il dvd.
Utilizzando effetti speciali degni dei migliori film di fantascienza e con il supporto dei migliori esperti di ingegneria, botanica, ecologia, biologia, geologia, climatologia e archeologia, Life After People ci da' una visione quasi reale di cosa accadrebbe sulla Terra dopo l'apocalisse.

Gli autori partono dallo studio di un luogo dove la sparizione dell’essere umano è già avvenuta: la città di Pripyat, in Ucraina, rimasta disabitata per più di vent’anni ormai, a causa della catastrofica fuga radioattiva nella vicina centrale nucleare di Chernobyl avvenuta nel 1986. I 47mila abitanti dell’epoca sono svaniti, uccisi dall’incidente o allontanati.
E la natura? Lei riprenderebbe in molti casi il sopravvento sulla civilizzazione ad ulteriore testimonianza del fatto che e' l'uomo di passaggio sulla Terra e non il contrario.

Di stretta attualità il video relativo ai rifiuti che ha prodotto l'uomo considerando che una bottiglia di plastica dura circa 1 milione di anni!

Se invece doveste riuscire a sopravvivere sempre nel sito si trovano degli utili consigli per cavarsela in ogni occasione.
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Museo con vista a Bondi Beach



Vi segnaliamo una simpatica scultura di The Glue Society su una spiaggia di Sydney intitolata "Hot with the Chance of a Late Storm".
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Il furgone dei gelati (Mr Whippy), icona della memoria australiana, giace squagliato al sole per via del riscaldamento globale. “No one is safe from the Australian summer, not even Mr Whippy”, dichiarano gli autori, e come dargli torto?
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Basti pensare che l’Australia è l’unico paese industrializzato (con gli USA) a non aver ratificato il protocollo di Kyoto che riduce le emissioni di gas serra a favore dell’energia rinnovabile.
La maggioranza degli elettori chiede, infatti, al premier John Howard la firma del documento.
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Fonte: The glue society
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Energia pulita

Un'incredibile scoperta arriva dagli Usa, dove un ingegnere dell'Ohio in pensione, intento in una ricerca per guarire dal cancro che lo affligge, si e' imbattuto in un fenomeno fisico provocato dall'utilizzo di onde radio sull'acqua marina: questa produce energia grazie alla liberazione dell'idrogeno in essa contenuto.
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Il fenomeno ha naturalmente destato l'interesse di ricercatori universatori, che hanno confermato la scoperta, e cioè che onde radio a opportune frequenze scindono le molecole dell'acqua, separando l'idrogeno dall'ossigeno.
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Se il bilancio energetico del processo sarà positivo la scoperta potrebbe rivelarsi tra le più importanti degli ultimi decenni e avere potenzialità enormi nel settore energetico, industriale e dei trasporti.
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Da predatori a vittime

Il Mediterraneo risulta essere il mare più pericoloso per squali e razze: ben il 42% delle specie di questi animali, infatti, risulta a rischio estinzione.
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Lo afferma l'ultimo rapporto dello Shark specialist group e del Centre of mediterranean cooperation sulla base di risultati di uno studio condotto su 71 specie del mare nostrum, fra squali, razze e pesci cartilaginei, secondo cui la principale causa del declino delle popolazioni sarebbe la pesca eccessiva e quella accidentale.
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Olfatto a rischio

Un inquinante rinvenuto in molti fiumi ed estuari del mondo potrebbe privare i pesci della capacita' di riconoscere i propri simili e di riunirsi in banchi compatti ed uniti.
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La causa probabilmente e' da attribuirsi a un composto chimico acromatico, usato comunemente nei saponi, presente in grandi quantità' nelle acque, che altererebbe la produzione di alcune molecole ormonali necessarie al riconoscimento tra specie diverse di pesci, pregiudicando le loro capacita' olfattive, funzioni fondamentali per difendersi dai predatori e per aumentare l'efficienza nel procurarsi il cibo.
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Earthrace: motoscafo a biocarburanti

Manca poco più di un mese all’avventura di Earthrace, il motoscafo più ecologico che cercherà di battere il record mondiale di circumnavigazione del globo utilizzando esclusivamente il biocarburante.

L’obiettivo è riuscire in quest’impresa a ’impatto zerò in termini di emissioni di Co2 e promuovere una maggiore sensibilizzazione sull’ambiente e sull’uso sostenibile delle risorse. Lo skipper è l’australiano Pete Bethune, intenzionato a dimostrare che Earthreace possa alimentare e far crescere il settore europeo del biodiesel, dimostrando la potenza, l’affidabilità e la sicurezza ambientale del biodiesel.
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La tutela ambientale non è garantita solo con l’utilizzo del biodiesel B100, che riduce le emissioni di CO2 di circa il 78 rispetto al normale diesel, ma anche con la vernice antinquinante completamente atossica e con il materiale utilizzato per la costruzione del motoscafo, la canapa.
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L’attuale record di circumnavigazione del globo di 75 giorni è stato stabilito dalla barca britannica Cable & Wireless nel 1998. Secondo Pete Bethune, Earthrace potrebbe riuscirci in 65 giorni. Battendo il record precedente e inaugurandone uno nuovo: quello di aver usato esclusivamente biocarburanti.
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E' ineccepibile l’innovatività dell’applicazione di motori alimentati a biocombustibile al comparto nautico.
Il rovescio della medaglia è che le colture bioenergetiche richiedono sistemi di irrigazione dispendiosi, e durante le fasi di coltivazione e raccolta, si consuma pressappoco la stessa quantità di carburante prodotta.
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Coralli in agonia

Nature lancia l'ennesimo appello per salvare le barriere coralline: sotto la lente, questa volta, sono i reef dei mari caraibici che subiranno un continuo degrado nei prossimi 50 anni.

Al pari della quasi totale estinzione che colpi' i ricci di mare negli anni '80, oggi a essere seriamente minacciati sono altri organismi consumatori di alghe (fondamentali per il loro controllo) come il pesce pappagallo, seriamente minacciato dalla pesca indiscriminata.
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Tuvalu sommerso

Un'altra isola scompare a causa dell'innalzamento marino. Alcuni atolli dell'Arcipelago di Tuvalu (nel Pacifico meridionale) sono stati sommersi da forti maree, mentre le colture e i terreni sono stati contaminati da acqua salata e molte spiagge, purtroppo, non esistono più'.

Il mare nel frattempo si sta alzando di circa cinque millimetri all'anno, vale a dire molto più' alto delle recenti, e comunque pessimistiche, previsioni.
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Pacchetto Antinquinamento: l'Europa approva le norme contro l'inquinamento

La Commissione Ue ha adottato il piano per combattere il cambiamento climatico.

Il pacchetto contiene le azioni considerate necessarie per ridurre del 20% le emissioni di gas ad effetto serra entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990 ed aumentare, nello stesso arco temporale, del 20% il consumo energetico da fonti rinnovabili, includendo una quota del 10% di biocarburanti per il settore dei trasporti.
Bruxelles spera di approvare le misure entro il 2008, ma Barroso ha già detto di aspettarsi "negoziati difficile".

Lo sforzo richiesto all'Italia dalla Commissione Ue nel piano di ripartizione dei sacrifici tra i 27 Stati membri per raggiungere gli obiettivi europei vincolanti contro il cambiamento climatico e' quello di un taglio del 13% di emissioni di C02 nei settori non inclusi nel sistema di scambio di emissioni (Ets) e dovrà aumentare del 17% i consumi energetici da fonti rinnovabili entro il 2020, rispetto ai livelli del 2005.
Il pacchetto appena varato dalla Commissione Ue sul clima è "storico", rappresenta un programma "molto ambizioso" che sarà "buono per il pianeta, l'economia Ue e i suoi cittadini". Lo ha detto il presidente della Commissione Ue José Manuel Durao Barroso, aprendo il suo intervento all'Europarlamento. Ci sono dei costi ma sono "gestibili" nell'attuazione del pacchetto sul clima presentato dalla Commissione Ue. Raggiungere i nuovi obiettivi, ha spiegato, costerà tre euro a settimana ai cittadini Ue, ha spiegato poi Barroso.

"Sicuramente ci saranno quelli che diranno che il cambiamento ha un costo troppo alto e che l'unica opzione che abbiamo è quella di ficcare la testa nella sabbia e sperare per il meglio", ha detto ancora Barroso, spiegando di giudicare "sbagliato" questo approccio. Gli sforzi aggiuntivi per realizzare il piano presentato oggi, ha spiegato il presidente della Commissione Ue, ammonterebbero a meno dello 0,5% del Pil da qui al 2020 equivalenti a tre euro a settimana per i cittadini europei. "Non è un brutto affare", ha commentato Barroso, segnalando che "il costo dell'inazione è più di dieci volte superiore". "E man mano che il costo del petrolio e del gas cresce, il costo reale del pacchetto diminuisce" ha puntualizzato Barroso
Fonte: Ansa
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Albino...da record

Migaloo, un esemplare di megattera (Megaptera novaeangliae), e' l'unico albino avvistato finora in tutto il pianeta. Fu visto per la prima volta nel 1991 al largo della costa orientale dell'Australia.

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E' molto famoso dalle parti della Grande barriera corallina, poiche' e' solito transitare al largo di quelle coste durante il periodo di migrazione verso le acque australiane, o in attesa di tornare alle fredde acque antartiche ricche di krill.
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Questa megattera e' talmente famosa da avere un suo sito personale http://www.migaloowhale.org/
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Le rotte delle balene

Oggi e' possibile seguire via internet il grande viaggio delle balene tramite il Great Whale Trail.

Greenpeace, infatti, ha inaugurato un sito che, grazie alla localizzazione satellitare, permette di vedere le rotte migratorie di 17 megattere in aree di riproduzione che vanno dal Pacifico meridionale alla Nuova Caledonia, fino alle isole Cook e alle aree di alimentazione nell'Oceano Antartico.

Una nuova grande possibilita' per gli studiosi e il pubblico che permettera' di ottenere dati importanti sugli spostamenti delle balene, sull'utilizzo degli habitat e sulla struttura delle popolazioni.
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Vi chiederete se questi dati possano essere utilizzati dalle baleniere giapponesi; secondo la stessa Greenpeace non dovrebbero essere usati poiche' la flotta giapponese e' obbligata a seguire rotte rigorosamente predeterminate.
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Chele preziose

Uno studio britannico rivela come il tasso di mortalita' nelle popolazioni di granchi aumenti nel caso essi subiscano la mutilazione delle chele da parte dell'uomo invece che perderle per cause naturali.

In Europa e negli Stati Uniti ai pescatori e' permesso, infatti, di privare i granchi commestibili di una chela, ma nel Regno Unito anche di entrambe, per poi rigettare gli animali in acqua e, poiche' i granchi sono in grado di rigenerare i propri arti, l'industria della pesca considera questa pratica sostenibile ma l'aumento di stress dopo la mutilazione influenza drasticamente la loro successiva sopravvivenza.
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Il colore delle conchiglie


La diversita' cromatica delle conchiglie bivalvi della Chlamys varia e' imputabile a un fenomeno abbastanza diffusa tra i molluschi conchiferi sia bivalvi che gasteropodi, sia marini che terrestri, dovuto a diversi geni che controllano il colore delle conchiglie attraverso la deposizione di pigmenti diversi nelle loro componenti organiche. E' un fenomeno simile a quello che si verifica nell'uomo relativamente al colore della pelle e dei capelli.

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Energia solare

Il Ministro per l'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, ha istituito una task force, guidata dal premio Nobel Carlo Rubbia, che dovrà avviare il solare termodinamico in Italia. O meglio, indicare la strada da percorrere per cercare di imitare altri Paesi europei, come la Spagna, la Germania, o alcuni stati degli Usa, come la California.

Non si tratta più soltanto di qualche pannello solare sui tetti (che pure dovrebbero essere molti di più). Il solare termodinamico a concentrazione utilizza collettori parabolici lineari e configura delle vere e proprie «centrali» elettriche, ma ovviamente pulite e senza emissioni. Da circa 20 anni sono in esercizio nove grandi impianti di questo tipo in California per una potenza elettrica complessiva di oltre 350 megawatt.
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In Europa la Spagna ha avviato dal 2004 un programma industriale per la realizzazione di una trentina di centrali per una potenza di 1.300 megawatt/ora. Ogni collettore parabolico di questi impianti è costituito da un riflettore di forma parabolica, ovvero uno specchio di vetro, in grado di concentrare i raggi solari su un tubo ricevitore nel fuoco della parabola. «La tecnologia - dice Rubbia - non è in competizione con il fotovoltaico, che e' una soluzione distribuita sul territorio, o con l'eolico.
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Questi sono invece grandi impianti capaci di accumulare energia» e di funzionare anche in condizioni meteo sfavorevoli. Tra l'altro, sottolinea Rubbia, per la costruzione di questi impianti non serve necessariamente un impegno economico da parte del governo: lo sviluppo di questa tecnologia può essere basata su un sistema di autofinanziamento da parte delle industrie.
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Le emozioni dei pesci

Uno studio sul cervello dei pesci rivela che anche loro hanno emozioni segrete: come gli esseri umani, infatti, elaborano le informazioni - e forse addirittura anche le emozioni - in zone diverse del cervello.

I pesci che crescono in liberta' usano l'occhio sinistro per osservare e fare attenzione all'ambienete esterno, al contrario di quelli cresciuti in cattivita', che usano a questo scopo l'occhio destro.

Questa "lateralizzazione" del cervello e' stata ritrovata in un numero crescente di specie e suggerisce che diverse esperienze di vita possono influenzare lo sviluppo di un lato del cervello piuttosto che l'altro. I due lati del cervello potrebbero poi corrispondere, cosi' come avviene nei mammiferi, a due distinti atteggiamenti, nella fattispecie uno sospettoso e l'altro curioso.
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Greenpeace intercetta sei baleniere

Un nave di Greenpeace, dopo dieci giorni di ricerca, ha intercettato nelle acque dell'oceano Glaciale antartico una flotta di sei baleniere giapponesi, pronte a violare un accordo che prevede la sospensione della caccia ai cetacei.

Gli ambientalisti - si legge in una nota dell’organizzazione ambientalista - stanno ora inseguendo le baleniere, che dopo l’avvistamento hanno cambiato direzione e iniziato ad allontanarsi ma inseguite dalla nave di Greenpeace «Esperanza».

A dicembre il Giappone aveva annunciato l’interruzione della caccia di 50 megattere, in linea con quanto previsto dalla Commissione baleniera internazionale. Tokyo però prevede l'uccione di 935 balene di Minke (Balaenoptera acutorostrata) e 50 balenottere comuni (Balaenoptera physalus) per «studi scientifici». «Se si fermeranno per cacciare balene, allora interverremo», ha detto all'agenzia Reuters il responsabile di Greenpeace Australia, Steve Shallhorn. «Sino a quando le talloneremo, non potranno cacciare».
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Eco-shopper

San Francisco e Parigi le hanno appena vietate. Hong Kong e Melbourne lo faranno nei prossimi mesi; in Italia l'ultimatum è previsto per il 1 gennaio 2010: le buste di plastica non biodegradabili stanno per lasciare il posto alle più ecologiche soluzioni in materiali agricoli. Fra le tante disposizioni contenute nella Finanziaria 2007 è prevista una piccola norma: nel 2010 in Italia ci sarà una piccola rivoluzione nei nostri comportamenti quotidiani.

Nell'articolo 1 comma 1129, 1130 e 1131 della Finanziaria si stabilisce infatti che a partire dal 2007 verrà avviato un "programma sperimentale di riduzione della commercializzazione di sacchi da asporto che, secondo i criteri fissati dalla normativa comunitaria e dalle norme tecniche approvate a livello comunitario, non risultino biodegradabili". I cosìddetti sacchi da asporto non in regola vengono consumati oggi per circa 250 mila tonnellate all'anno per un mercato di circa di 500 mila euro, facile immaginare che la disposizione cambierà e non poco il quadro della produzione nazionale di shopper. Per questo, il programma di riduzione, che dovrebbe entrare in vigore entro centoventi giorni dall'approvazione della legge con un costo non inferiore al milione di euro, prevede un passaggio graduale dall'una all'altra produzione, ancora ferma oggi ad un mercato di 1500 tonnellate di sacchetti all'anno per un fatturato di circa 15 milioni di euro.

Ma perché le buste di plastica devono andare in pensione? La Finanziaria parla di riduzione delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera, di rafforzamento della protezione ambientale e di sostegno alle filiere agro-industriali nel campo dei biomateriali, si parla inoltre anche di un contributo al raggiungimento degli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto e di messa in regola rispetto alla diretta EN13432 della Comunità Europea. Per circa 300 mila tonnellate di buste vengono infatti bruciate quasi 430 mila tonnellate di petrolio, il divieto comporterebbe quindi la riduzione di 200 mila tonnellate di biossido di carbonio.

Quali i futuri sostituti alla plastica? Basta mezzo chilo di mais e un chilo di olio di girasole per produrre cento eco-shopper. La soluzione al problema è stata individuata quindi nell'utilizzo di prodotti agricoli biodegradabili realizzati tramite la coltivazione di 200 mila ettari di terreno a granoturco e girasole che andrebbero a ridurre l'attuale gap tra il costo di un sacchetto ecologico, circa 8 centesimi, e uno in plastica tradizionale, circa cinque. Fra i possibili materiali agricoli che potrebbero sostituire la plastica ci sarebbe anche il pomodoro, alimento simbolo dell'economia nazionale prodotto in 65 milioni di quintali l'anno: i polisaccaridi estratti dagli scarti dell'ortaggio una volta purificati potrebbero diventare eco-shopper. Ad oggi in Italia la maggioranza dei sacchetti biodegradabili vengono realizzati con un ricavato dell'amido di mais chiamato Mater-Bi e prodotti dalla bioraffineria Novamont, unica nel suo genere fino alla recente apertura di stabilimenti simili nell'area industriale di Terni.

La direttiva italiana arriva però in ritardo rispetto al resto del mondo: in alcune metropoli, quella delle buste di plastica pare essere già una moda d'altri tempi. Parigi, con una scelta pionieristica rispetto al resto dell'Europa e della stessa Francia, ha vietato le buste di plastica già dall'inizio di quest'anno. Anche se nei fatti la misura non sembra sia stata ancora applicata. A San Francisco ad esempio dove già da tempo era possibile scegliere la carta, la plastica sarà definitivamente bandita a partire da settembre 2007 dai maggiori supermercati e in seguito vietata anche nelle farmacie.

Melbourne pratica già dallo scorso luglio una sovratassa sull'acquisto delle buste di plastica. Hong Kong, che svetta con un consumo di circa otto miliardi di sacchetti non biodegradabili all'anno, sta pianificando un programma di riduzione che porterà nel giro di un anno all'utilizzo di un miliardo di sacchetti inquinanti per poi passare al definitivo divieto. Molti gli altri paesi che hanno già vietato o stanno muovendosi in questa direzione: dal Bangladesh al Sudafrica, da Taiwan all'Irlanda.



Fonte: repubblica.it
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Nuova specie nel Mare di Sardegna

Alcuni esemplari di "Gobius Auratus" sono stati scoperti durante una serie di immersioni effettuate nella ex Base Navy di Santo Stefano in Sardegna.
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La specie vive su fondali fangosi e/o piccoli scoglietti di sassi molto radi ad una profondità tra i 28 e i 45 m.. Le foto del "Gobius Auratus" sono state visionate dai ricercatori dell'Ente Parco Nazionale dell'Arcipelago di La Maddalena e successivamente all'Università di Sassari i quali hanno confermato quale specie sconosciuta in Sardegna.
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Una prima teoria fa pensare che la specie è sempre stata presente; a causa del divieto alla frequentazione durato circa 35 anni si suppone che detto sito può presentare altre sorprese interessanti dal punto di vista biologico.
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L'eco-arcipelago

Il progetto si chiama Energy Island e gli architetti e ingegneri inglesi che lo hanno elaborato sono convinti di aver scoperto il segreto dell'isola del tesoro energetico. Il principio base è lo sfruttamento dell'Otec, l'Ocean thermal energy conversion: si ricava energia dalla differenza di temperatura tra la superficie del mare e l'acqua a una profondità di mille metri. Uno sbalzo che ai Tropici va dai 29 ai 5 gradi.
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«Pensate a un frigorifero al contrario, in cui la differenza di temperatura crea elettricità», spiegano Dominic e Alex Michaels. L'architetto Alex Michaels a Londra è noto per aver attrezzato con una turbina a vento, pannelli solari e sistema di riciclaggio dell'acqua la casa di Notting Hill del leader conservatore David Cameron. Ma questo piano è molto più ambizioso. Si tratta di costruire arcipelaghi di piattaforme marine lungo la fascia tropicale per produrre energia sfruttando la corrente di acqua calda che corre dai Caraibi fino alle coste dell'Africa occidentale e poi dall'Oceano Indiano fino al Mare del Sud della Cina. La zona tropicale è quella ideale per differenza di temperatura tra profondità e superficie.
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Ogni isolotto, equipaggiato con centrali eoliche, fornaci solari, tubature di profondità, turbine e tecnologia Otec potrebbe fornire 250 megawatt. Con 50 mila Energy Islands si produrrebbe energia sufficiente a coprire il fabbisogno del mondo. E l'acqua dolce, sottoprodotto del procedimento, sarebbe tanta da garantire a ogni abitante della Terra due tonnellate al giorno. Ognuna delle colonie energetiche sarebbe completata con case e terreni agricoli per 25 tecnici. Secondo l'architetto Michaels l'organizzazione degli arcipelaghi dovrebbe ricalcare quella delle piattaforme petrolifere, dotando ogni isola di una base d'attracco per supertanker che caricherebbero l'acqua potabilizzata per distribuirla dove ce n'è bisogno. E in futuro, in questi paradisi ecologici, potrebbero essere portati i turisti.

Un progetto di colonizzazione oceanica troppo grande per l'uomo? Recentemente il principe di Galles ha chiesto a scienziati e politici di riscoprire per la battaglia energetica e contro il cambiamento climatico lo spirito che permise di vincere la Battaglia d'Inghilterra contro i nazisti. L'ingegner Dominic Michaels senior ha preso l'appello alla lettera: «Se consideriamo che siamo in guerra per trovare nuove fonti di energia pulita, che il barile di petrolio ha sfondato il tetto dei 100 dollari e le risorse fossili si stanno esaurendo, uno sforzo da economia bellica non è fuori luogo».
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I primi finanziamenti potrebbero arrivare da Richard Branson, il miliardario della Virgin che ha lanciato un concorso per un progetto innovativo che permetta di invertire la tendenza del riscaldamento terrestre. «Per secoli abbiamo cercato di dominare la natura, ora la nostra ultima speranza è lavorare con le forze della natura», dicono i Michaels. In attesa di «sbarcare» sull'Isola dell'Energia, il governo di Gordon Brown ha approvato il rilancio del nucleare: 8 centrali di nuova generazione saranno costruite entro vent'anni.
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Fonte: corriere.it
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Allarme petroliere

Il mare nostrum rappresenta appena l'1% della superficie marina globale, anche se e' attraversato dal 28% del traffico globale di petroliere.

Alla luce di questi dati il Wwf propone all'Organizzazione marittima internazionale (Imo) di creare aree marine sensibili (Particularly sensitive areas - Pssa), per dare risposte efficaci e creare una regolamentazione apposita: dal maggior rispetto delle regole agli incentivi all'utilizzo delle tecnologie trasportistiche piu' avanzate per una maggiore sicurezza.

Il Mediterraneo, infatti, essendo un mare chiuso, ha un ricambio completo delle acque lungo circa 80 anni e ospita specie endemiche pari al 20% del totale della biodiversita': necessita quindi di particolare attenzione a fronte del dato odierno, per cui ogni anno si stima che finiscano nelle sue acque, "legalmente" e non, tra 700.000 e 1.500.000 tonnellate di idrocarburi.
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Dune selvagge

Su circa 8.000 chilometri di costa 362 aree non sono insediate da attivita' umane, per un totale di circa 2.200 ettari, vale a dire il 29% delle coste. Il 13%, invece, e' oggetto di occupazione parziale, mentre il 58% di occupazione estensiva.

E' necessario, quindi, fare ogni sforzo possibile per preservare questi habitat partendo dalle dieci spiagge selvagge che rappresentano il meglio di cio' che e' rimasto in Italia: il Parco Migliarino San Rossore, le dune della Maremma toscana, il Parco del Circeo, il delta del Po, la costa ionica lucana, la costa della Riserva naturale di Torre Guaceto, la costa della Riserva naturale di Torre Salsa, la costa di Vendicari e Capo Passero, l'area di Piscinas Pistis e l'area di Porto Pino.
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Il calamaro polpo

Gli oceanografi hawaiani lo hanno ribattezzato octosquid, ovvero cala-polpo.

Il piccolo cefalopode ritrovato nelle acque delle isole Hawaii, infatti, e' una creatura misteriosa, meta' polpo meta' calamaro e, secondo i ricercatori, potrebbe trattarsi di una nuova specie. E' rosso, con otto tentacoli come un polpo, ma con lo stesso mantello e la stessa struttura interna di un calamaro.

Fonte: National Geographic
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