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I pesci sanno 'contare'













I Gambusia Holbrooki, pesciolini di circa 5 centimetri di origine nord-americana ghiotti di larve di zanzare e importati in Europa nei primi del '900 proprio per combattere la malaria, e presenti in laguna di Venezia, sarebbero in grado, a modo loro, di 'contare'.

Il dato emerge dalle ricerche, coordinate dal prof. Angelo Bisazza, dell'Universita' di Padova, ed effettuate da Christian Agrillo, dottorando del Dipartimento di Psicologia Generale. La capacita' contabile si limiterebbe comunque a privilegiare tra due gruppi quello nettamente piu' numeroso e rientrerebbe in quelle che vengono definite scelte spontanee comuni a molte altre specie animali. Questi pesci, per trovare riparo dai predatori, tendono a formare gruppi numerosi.

Attraverso esperimenti di laboratorio si e' notato come, mettendo un pesce da un lato di una vasca e ponendo dall'altro lato gruppi di pesci di numeri diversi, il pesce 'solitario' riconosce il gruppo piu' numeroso e tende ad aggregarsi a questo''. Questo avviene quando il pesce deve scegliere tra gruppi di due o tre, o di tre o quattro. Quando pero', davanti al pesce, stanno gruppi di cinque o sei pesci, il 'solitario' non riesce ad individuare il gruppo piu' numeroso. Per questo si dice che la loro capacita' di 'contare' arriva fino a quattro. E' capace di farlo, invece, se la differenza numerica tra i due gruppi e' molto accentuata, come nel caso abbia da scegliere tra un gruppo di otto e uno di 16 pesci. Le ricerche, secondo i ricercatori, portano a considerare che i pesci utilizzano una sorta di 'accumulatore' interno per individuare il gruppo piu' numeroso, ovvero stimano la quantita' di area che il gruppo occupa''
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Squali sempre più in pericolo















L'allarme per la sopravvivenza degli squali arriva dal congresso della Società Americana per l'avanzamento della Scienza (Aaas) in corso a Boston dove sono stati presentati i più recenti studi sullo stato di salute del grande predatore dei mari.
Compresa una sorprendente ricerca che dimostra come nel loro scorrazzare sott'acqua questi animali abbiano abitudini molto radicate che li fanno assomigliare agli automobilisti, con percorsi e punti sosta ricorrenti.
Tra le specie più a rischio di estinzione il martello e il tigre, declinate del 95%.

Una delle soluzioni auspicabili nel tentativo di salvaguardare questi maestosi animali è la creazione di nuove aree marine protette, soprattutto in quei luoghi che gli squali utilizzano come delle "autostrade subacquee". Nei loro spostamenti, hanno stabilito diversi studi, non si muovono infatti a caso cercando le prede, ma seguono sempre le stesse rotte, che sono però anche quelle più minacciate dalla pesca selvaggia che negli ultimi decenni ha decimato diverse specie.
Inoltre i ricercatori dell'università della california di David, seguendo con dispositivi Gps gli spostamenti nel Pacifico Orientale degli squali martello, hanno individuato che la rotta seguita dagli animali tra il Messico e l'Ecuador è costellata di "aree di sosta", di solito in prossimità di isole. "Non sono dispersi negli oceani ma si raccolgono in alcune 'autostrade' che attraversano punti precisi - spiega Peter Klimley, che ha guidato lo studio - quindi per salvarli occorre rinforzare le riserve intorno a queste aree e sostituire la pesca con altre attività, ad esempio il turismo".
Una conferma indiretta della validità di questa ricerca arriva da un altro studio dell'università americana di Stanford sugli squali bianchi che giunge a conclusioni analoghe. In inverno, hanno accertato gli scienziati, gli esemplari adulti lasciano le zone della California centrale dove si riproducono e vanno a cercare acque più calde a Sud. Lungo questa rotta è stata individuata una zona, vicino alle Hawaii, talmente frequentata che i ricercatori l'hanno chiamata The white shark cafe.
"Lo abbiamo chiamato cafe perché non siamo ancora certi se gli squali frequentino l'area per nutrirsi oppure solo per incontrarsi", spiega Salvador Jorgensen, che ha guidato lo studio. "Una volta che hanno lasciato l'area - aggiunge - i pesci ritornano ogni anno esattamente nello stesso punto". Creare riserve marine in aree simili non è però l'unica misura da prendere per mettere gli squali fuori pericolo. Un altro intervento suggerito dagli esperti è la restrizione della pesca a quote definite con criteri scientifici alla costituzione di aree protette.
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Campagna "M'illumino di meno"



















Luci spente all'unisono ai quattro angoli dello stivale e nelle grandi capitali europee per "M'illumino di meno", la campagna internazionale all'insegna del risparmio energetico lanciata dalla trasmissione radiofonica Caterpillar di Radiodue. Contando solo l'Italia, Terna alle 18 ha registrato un taglio di energia di 400 Megawatt, pari al consumo di circa 7 milioni di lampadine. Segno che la campagna ha centrato l'obiettivo anche nel 2008, con 100 megawatt risparmiati in più rispetto all'edizione 2007. Il buio è sceso al Colosseo come in cima alla Tour Eiffel, sulla ruota panoramica del Prater di Vienna e nel Foreign Office di Londra, oltre al ministero dell'Ambiente di Dublino, sul Duomo di Milano e a Piazza San Marco a Venezia.

Black out volontario anche per il Castello di Edimburgo, città gemellata dal '94 con Kyoto, la patria del Protocollo salva-clima che festeggia l'entrata in vigore avvenuta il 16 febbraio 2005. Luci spente anche per la storica collina di Likavettos, l'altura di Atene che supera in altezza l'Acropoli sulla quale sorge il Partenone. A dare il patrocinio dell'edizione 2008 il Parlamento europeo, la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero dell'Ambiente. A girare gli interruttori oltre ad Europarlamento e ministero anche 12 ambasciate a Roma: Austria, Bulgaria, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Irlanda, Portogallo, Svezia, Ungheria, Slovenia, Germania e Gran Bretagna, che annovera fra i sostenitori dell'iniziativa il Principe Carlo d'Inghilterra. Tutti insieme con un gesto simbolico in aiuto del Pianeta, alle prese con i mutamenti climatici e soffocato dai gas serra.

Black out volontario in Italia per oltre 500 comuni, palazzi della politica nazionale (Quirinale, Camera e Senato), gli uffici dei Verdi e la sede nazionale del Pd, supermercati (70 Ipercoop), le 20 sedi del Demanio, Mc Donald's che propone una cena a lume di candela, tutte le sedi Ikea e il gruppo Coin. Adesione anche da parte dell'Enea, che ha calcolato un risparmio fino a 10 mila kWh spegnendo le luci delle stanze alla fine del lavoro e tutti gli stand by. Nella Capitale dalle 18 alle 18.30 sono stati spenti Colosseo, fontana di Trevi e Pantheon in un eco-gemellaggio con la Tour Eiffel e altri otto monumenti parigini. Mentre le Acli hanno messo sul sito internet "lo scontatore elettrico" per quantificare il risparmio energetico degli elettrodomestici. La mobilitazione internazionale ha coinvolto anche la Repubblica di Malta, il Principato di Andorra, Barcellona, Palma di Maiorca, Lubiana e altre decine di piccole città della Germania, come Tuebingen, della Spagna come Tarragona o come Chester in Inghilterra, Hargarita in Romania e Sens in Francia. Tra i risparmiatori di energia la Rai, che ha spento il 'Cavallo' in viale Mazzini a Roma e la grande torre della sede milanese. Interruttori spenti anche per la Lipu (Lega italiana protezione uccelli) nelle 29 oasi e riserve e nelle sedi dell'associazione, mentre il Wwf ha richiamato a piccoli gesti quotidiani che possono far bene al Pianeta.
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12 miliardi di alberi in tutta Italia




















In Italia vi sono 12 miliardi di alberi, in numero maggiore faggi. Un polmone verde che consentirà al nostro Paese di risparmiare oltre 2 miliardi di euro di sanzioni, secondo quanto previsto dal Protocollo di Kyoto.
È quanto rivela l’Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio, secondo cui la regione più verde è l’Emilia Romagna. Il censimento, realizzato negli ultimi tre anni dal Corpo forestale dello Stato (con il coordinamento scientifico del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare) conta quasi 200 alberi per ogni italiano, con un valore medio di circa 1.360 ad ettaro. Tra le regioni più verdi d’Italia spicca l’Emilia Romagna che vanta la media più alta per ettaro con 1.816 alberi, seguita dall’Umbria con 1.815 e dalle Marche con 1.779, mentre le meno popolate di alberi per ettaro sono la Valle d’Aosta con 708 e la Sicilia con 760.

Un lavoro innovativo con margini di errore molto bassi, intorno all’1 per cento su scala nazionale. Dal punto di vista tecnologico sono state utilizzate apparecchiature GPS e sistemi GIS, tecnologie che si avvalgono dell’ausilio satellitare per il raggiungimento, l'individuazione e l’analisi sul campo di circa 37mila punti di rilevamento per i vari parametri. Oltre 300mila i punti inventariali esaminati e più di 400 i Forestali impegnati nella realizzazione dell’Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio.
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Prima Isola ad impatto zero















La Toscana diventerà un laboratorio a cielo aperto per importanti test di riduzione delle emissioni di anidride carbonica.

Capraia (150 abitanti e 300 residenti) sarà la prima isola italiana a emissioni zero. A due passi dalla costa livornese, è stata scelta nel programma Isole verdi per le sue condizioni morfologiche e ambientali.

Attraverso impianti solari e l’uso di biodiesel vegetale, l’isola sarà totalmente autonoma da un punto di vista energetico. Il gasolio verrà sostituito da energia solare, eolica e ricavata delle correnti marine.

Il progetto farà fronte a tutte le esigenze elettriche dell’isola anche d’estate, quando la popolazione raggiunge le 2 mila persone. In questo modo si eviterà l’equivalente di 2.200 tonnellate di CO2 l’anno.

Inoltre si pensa di far entrare nell'isola solo le auto a idrogeno. Il progetto Isole verdi affronta anche il problema dell’approvvigionamento idrico, altro aspetto critico per le isole. Con la poligenerazione, secondo Gennaro De Michele, direttore ricerca Enel, si può soddisfare il fabbisogno sia di acqua sia di idrogeno: i reflui termici derivanti dai sistemi di generazione elettrica possono essere impiegati per dissalare l’acqua marina; e parte dell’elettricità generata sarà usata per produrre idrogeno per il trasporto locale.
Il tutto nell’ambito di un programma dell’Enel sulle energie rinnovabili che prevede investimenti per 4 miliardi di euro entro il 2001. Gli interventi interesseranno fra l’altro le Eolie e probabilmente altre isole toscane come Giannutri e Montecristo.

Guarda al futuro anche la Marina militare italiana.
L’Accademia navale di Livorno ha firmato lo scorso ottobre un accordo con l’Enel per uno studio di fattibilità (si concluderà a primavera) sulla produzione di energia da fonti rinnovabili e sulle cosiddette reti elettriche intelligenti, «smart grids».
Titolo del progetto è intatti Smart Village. Questa isola-cittadella, che conta circa 2 mila abitanti fra allievi ufficiali, insegnanti e personale civile, avrà un sistema in grado di integrare la fornitura elettrica tradizionale con quella proveniente da fonti come eolico e fotovoltaico.
Verrà sperimentato anche l’eolico di nuova concezione per ridurre l’impatto ambientale: non più le grandi eliche ma tubi verticali dotati di palette. Eolico e fotovoltaico non saranno però in grado di fornire tutta l’energia necessaria a una struttura che assorbe 750 kW e ha consumi annui di 10 gigaW.
È quindi prevista l’installazione di un sistema di trigenerazione alimentato da metano, fotovoltaico (che a sua volta alimenterà un elettrolizzatore per produrre idrogeno) e celle a combustibile. Queste ultime con il compito di immettere energia elettrica nel circuito solo quando necessario.

Fonte: Panorama
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Fedeli tartarughe
















Una ricerca dell'Universita' di Exeter, in Inghilterra, dimostra che, dopo aver deposto le uova, le tartarughe marine viaggiano per centinaia di chilometri per tornare sempre nelle stesse zone di approvvigionamento alimentare.
Sono stati tracciati gli spostamenti di venti tartarughe verdi (Chelonia mydas), catturate sulle spiaggie di Cipro e dotate di trasmittenti satellitari. Dopo monitoraggi ininterrotti di cinque anni, si e' constatato il sistematico ritorno nelle stesse aree di partenza.
Questo comportamento probabilmente e' legato ad una forte territorialita' della specie.
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Consulta del Mare









Il presidente della Regione Veneto ha insediato a Venezia la Consulta del Mare organismo permanente di consultazione per la tutela, la promozione e lo sviluppo della zona costiera del Veneto e per la creazione di zone di tutela di biologia marina.
Avra' il compito di contribuire a definire le scelte programmatiche regionali e le azioni da intraprendere per l'istituzione di zone di tutela biologica e la diversificazione, valorizzazione e riconversione delle imprese di pesca verso la molluschicoltura, la maricoltura e per lo sviluppo del turismo marittimo.
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I delfini hanno paura dell'uomo




E' apparsa oggi su tutti i giornali una notizia che prima o poi mi aspettavo di leggere e cioe' che ora i delfini temono l'uomo e non si avvicinano piu'.

Lo sostiene l'Icram che cita tra le cause oltre agli stermini, il degrado dell’habitat: nuovi porti, traffico marittimo in aumento, eliche e rischi di collisione, spadare, inquinamento industriale, acustico e chimico, composti che si depositano nei loro grassi corporei abbassandone le difese immunitarie.
Per studiare strategie di tutela, urge un censimento organico che fornisca gli attuali numeri della popolazione, sostiene ancora l'Icram.

Le contraddizioni esistono anche nei Paesi più avanzati; «sulla Gold Coast australiana sorge un parco a tema pieno di cetacei sofferenti in cattività — segnala Ilaria Ferri, direttore scientifico degli Animalisti Italiani —. Mentre da noi un decreto del 2001 vieta il nuoto in vasca con i tursiopi e i programmi di terapia assistita, responsabili pure di incidenti e malattie. In tutti gli spettacoli acquatici l’addestramento avviene attraverso la fame: lontani dal gruppo e sottoposti a dura deprivazione alimentare, i cetacei muoiono, oppure si piegano alla mano dell’uomo. Sono prelevati in natura o nei fiordi giapponesi subito prima della mattanza: vengono scelti i più piccoli e spaventati, facili da sottomettere».

Vi invito intanto a firmare la petizione per fermarne lo sterminio se vogliamo ancora avere nei nostri mari queste splendide creature.
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Il gioco dei delfini




I delfini sono degli animali stupendi e il video che vi presento mostra i loro giochi sott'acqua. Queste immagini subacquee sono state registrate in un delfinario (purtroppo!) di Orlando (Usa) e riprendono due giovani delfini, Sofia e Calypso, che soffiando creano dei cerchi di aria che poi infilzano con il loro muso.
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Oro blu, un bene sempre piu' prezioso

In parte per i cambiamenti climatici, ma soprattutto per l'aumento della popolazione mondiale, quello dell'acqua e' un problema che diviene sempre piu' drammatico, non tanto a causa della disponibilita' teorica, quanto in relazione alla distribuzione.

Si stima, infatti, che attualmente venga utilizzato forse il 30% dell'acqua disponibile: ma in questo 30% sono compresi tanto l'Islanda, che possiede 500mila metri cubi d'acqua pro capite annui, nonche' il Canada, che dispone del 20% delle risorse idriche del pianeta, quanto l'Egitto che, nonostante il Nilo, di acqua ne ha soltanto pochi metri cubi pro capite all'anno.

Il fabbisogno medio di acqua viene stimato fra 600 e 860 metri cubi pro capite (da 1.600 a 2.400 litri al giorno) pero' diverse organizzazioni internazionali considerano di "penuria" una situazione in cui ogni abitante disponga di meno di 1.000 metri cubi all'anno. Ancora piu' evidenti sono poi gli squilibri a riguardo dell'acqua potabile: contro una disponibilita' giornaliera di 600 litri pro capite negli Stati Uniti e di 200 in Europa, gli abitanti dell'Africa possono contare solo su 40 litri e anche li con notevoli differenze da paese a paese. Negli ultimi venti anni il fabbisogno globale di acqua e' aumentato del 40% e la maggior parte dell'incremento si e' verificato in Paesi che del prezioso liquido gia' ne avevano poco, inasprendo notevolmente le difficolta' di trasporto e di distribuzione.

La compromissione dell'ambiente causata dallo sviluppo industriale si manifesta, oltre che in frequenti e dolosi casi di inquinamento delle acque e delle falde sotterranee, anche nella deforestazione, che porta scarsita' di precipitazioni in certe zone e a periodiche e violente inondazioni in altre.

Il nostro Paese e' uno dei piu' ricchi di acqua al mondo con 155 miliardi di metri cubi l'anno, pari a 2.700 metri cubi pro capite. Pero', irregolarita' e inefficienze nei flussi riducono questa disponibilita' a 110 miliardi di metri cubi totali e 2.000 metri cubi pro capite. La disponibilita' si riduce ulteriormente se si considera la sola acqua fresca (fresh water) termine con cui si intende l'acqua che contiene ridotte concentrazioni di sali e altri solidi dissolti. In Italia la disponibilita' pro capite del prezioso liquido e' inferiore a quella degli altri principali Paesi industrializzati e anche di diversi Paesi in via di sviluppo.

In effetti, la disponibilita' d'acqua continua a diminuire e per quattro mesi l'anno il 15% della popolazione, ossia circa 8 milioni di persone, e' sotto la soglia del fabbisogno idrico minimo di 50 litri di acqua al giorno a persona. Questo anche perche' l'acqua e' erogata da una miriade di enti e soggetti diversi attraverso 13mila acquedotti: un terzo dell'acqua disponibile si disperde lungo reti spesso fatiscenti e corrose, entra nelle condotte idriche ma si smarrisce per strada. Anche nelle case avvengono molti sprechi: rubinetti e tubazioni che perdono, acqua lasciata a scorrere inutilmente a lungo, innaffiamenti eccessivi e infine praticamente non esiste il riciclo e il riutilizzo dell'acqua.


Per porre rimedio a questa situazione occorrerebbero in Italia come nel mondo, enormi investimenti e soprattutto l'adozione di politiche economiche orientate al principio di far pagare ai consumatori i costi reali dell'acqua (del tutto simili a quello che avviene gia' per gas ed energia elettrica). Altrettutto utili sarebbero altre strategie quali un massiccio ricorso a impianti di desalinizzazione da cui ricavare acqua per l'agricoltura nonche' l'utilizzo di impianti di irrigazione alternativi e innovativi per risparmiare acqua.

E quindi, non ci si dovrebbe affatto meravigliare se nei prossimi decenni fosse proprio l'acqua a diventare un problema economico e anche politico preminente nei rapporti fra le nazioni e anche all'interno di esse.

Sul sito Altroconsumo sono elencati i consigli per utilizzare al meglio il prezioso liquido e spendere meno in termini economici e ambientali.

Fonte: Studi e ricerche Ing
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L'Ecoturismo aiuta gli squali balena

L'ecoturismo, se ben regolato, puo' essere molto utile alla natura.

E' il risultato di uno studio pubblicato da Ecological Applications, la rivista della societa' ecologica americana. Attraverso le foto scattate dai turisti, un ricercatore australiano e' riuscito a "contare" la popolazione degli squali balena di un atollo australiano, e a monitorare la loro salute.

Lo scienziato australiano ha iniziato nel '95 a studiare gli enormi squali (conosciuti come "giganti gentili") scoprendo che le macchie bianche lungo i loro fianchi e sul dorso sono come delle "impronte digitali" che permettono di distinguersi l'uno dall'altro. Con l'aiuto di un astronomo della Nasa ha riadattato un programma utilizzato dal telescopio Hubble per riuscire a riconoscere i diversi esemplari. Sottoponendo al programma piu' di cinquemila foto scattate dai turisti di Ningaloo, un parco marino nell'ovest dell'Australia, il ricercatore e' riuscito a riconoscere molti "vecchi amici". Almeno due terzi degli squali ritorna stagione dopo stagione a Ningaloo - spiega il ricercatore - e questo suggerisce che la popolazione sta aumentando.
Secondo il ricercatore, lo studio conferma che le strette regole, studiate per mostrare agli ecoturisti gli squali balena, hanno funzionato.

Fonte: Esa News fotografie ad alta risoluzione scaricabili qui
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Oceani come deserti

Secondo un satellite Nasa le superfici marine biologicamente morte sono aumentate del 15%.
Tra acque e terre emerse, i deserti coprono ora il 40 per cento della superficie del pianeta.
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Lo rivela uno studio sulla salute degli oceani in via di pubblicazione sulla rivista Geophysical Research Letters.
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Visto dallo spazio, il mare senza vita assume un colore blu cupo, di contro al verde-clorofilla delle aree nelle quali la catena alimentare prospera in tranquillità. Al paradosso del deserto in mezzo all'acqua, si aggiunge quello del pianeta diventato troppo azzurro, privo di quel verde da cui traggono nutrimento pesci e cetacei. Il fenomeno del riscaldamento delle acque superficiali che blocca la circolazione delle correnti e lo scambio di sostanze nutritive tra gli strati dell'oceano non è scoperta di oggi.
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Negli ultimi 9 anni i deserti si sono estesi con una rapidità 10 volte superiore al previsto. Nei mari italiani la situazione è ancora più grave: "L'estensione delle aree desertiche nel Tirreno e nell'Adriatico si aggira intorno al 20 per cento" spiega Silvio Greco, ricercatore dell'Icram, Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare. "L'interruzione della circolazione dell'acqua agisce su un ecosistema già compromesso da pesca eccessiva e inquinamento".

La mancanza di inverni rigidi impedisce all'acqua di superficie di raffreddarsi e quindi di sprofondare verso gli strati bassi degli oceani. Dagli abissi, normalmente, è l'acqua tiepida a risalire, portando in superficie i nutrienti di cui è ricca. La decomposizione degli organismi marini riempie infatti i fondali di sali come nitrati e fosfati: sostanze che negli abissi sono destinate a rimanere inutilizzate, mentre in superficie, unite al calore e alla luce del sole, permettono alla fotosintesi clorofilliana di innescarsi all'interno di alcune minuscole alghe unicellulari. Ed è proprio con la trasformazione di sostanze inorganiche come i sali in elementi organici che ha inizio il fenomeno della vita.
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Ciò che accade sulla terra con la catena di erba, animali erbivori e carnivori predatori, si ripete (o almeno dovrebbe) negli oceani. Nelle aree che appaiono verdi agli occhi del satellite, le alghe unicellulari nutrono esseri viventi sempre più grandi e complessi, fino alle balene. Ma al centro dei grandi oceani, lontano dalle foci dei fiumi che rilasciano comunque una qualche forma di sostanza nutriente, ancorché drogata dall'inquinamento, il satellite della Nasa di anno in anno ha trovato zone verdi sempre più striminzite. L'assenza di clorofilla ha tranciato di netto la catena alimentare, allontanando una dopo l'altra tutte le specie viventi dalle zone blu.
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L'estensione dei deserti negli oceani - rivela lo studio - è correlata all'aumento della temperatura superficiale. Il fenomeno si sta espandendo rapidamente, soprattutto nell'Atlantico settentrionale. Ma nessun bacino si salva, a eccezione dell'Oceano Indiano meridionale. Ogni anno, in media, l'area dei deserti blu si amplia di 800mila chilometri quadrati. E dire che una delle strategie escogitate per combattere l'effetto serra consiste proprio nell'aumentare la popolazione delle alghe unicellulari, gettando ferro e altri sali nutrienti nell'oceano. Accelerando la fotosintesi clorofilliana, infatti, gli scienziati sperano di aumentare l'assorbimento di anidride carbonica da parte delle alghe, ripulendo l'atmosfera dal gas serra che rimane l'indiziato numero uno per il fenomeno del riscaldamento climatico. Sempre più convinti che i cambiamenti in atto siano opera dell'uomo e delle sue attività industriali sono anche gli scienziati della Geological Society of America.
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Negli ultimi due secoli, tanto profonde sono state le cicatrici inferte alla Terra e alla sua atmosfera dalla nostra specie, che i geologi statunitensi hanno proposto di ribattezzare l'era attuale "Antropocene": età dell'uomo. Caratterizzata da alte concentrazioni di piombo nell'aria e nell'acqua, un'inondazione di anidride carbonica e altri gas serra nell'atmosfera, dighe che imbrigliano i fiumi e impediscono ai sedimenti fertilizzanti di riversarsi nel mare, oceani più poveri di vita e di un blu sempre più intenso.
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Allarme api

Mutamenti climatici, malattie ed inquinamento sono le cause principali della grave moria delle api in Italia: in un anno il numero degli insetti si è dimezzato.
Una cifra enorme con rischi gravi per i delicati equilibri dell'ecosistema e per il ciclo naturale, con danni economici stimati in 250 milioni di euro.
Il disastro interessa tutta l'Europa, con una perdita tra il 30% e il 50% del patrimonio di api; ed è ancora più grave negli Stati Uniti, con punte anche del 60-70% in alcune aree per il fenomeno da spopolamento definito Ccd (Colony collapse disorder). L'allarme è emerso nel corso del workshop organizzato dall'Agenzia per la protezione dell'ambiente e i servizi tecnici (Apat).

Tra le ragioni dell'alto tasso di mortalità fra le api ci sono sicuramente le condizioni igienico-sanitarie degli alveari, i cambiamenti climatici e di conseguenza la disponibilità e qualità del pascolo e dell'acqua, l'insalubrità del territorio. Non si può quindi dare la colpa a un'unica causa scatenante, anche se gli esperti sono concordi nell'attribuire forti responsabilità all'inquinamento da fitofarmaci, a quello elettromagnetico e a una recrudescenza delle infezioni da virus e della varroa, malattia causata da un acaro che attacca sia la covata che l'ape adulta.

Ma il clima non è da sottovalutare: un suo andamento irregolare può interrompere il flusso normale di nutrienti che sono necessari alle api per la loro crescita e sviluppo, indebolendo le difese dell'alveare; occorre quindi essere pronti a intervenire con idonee integrazioni alimentari che sostituiscano il nettare e il polline raccolti dalle api.

L'insufficiente impollinazione delle piante ha conseguenze più ampie, portando ad una drastica riduzione del raccolto; a rischio sono diverse varietà di frutta e verdura, persino la carne: "prodotti come mele, pere, mandorle, agrumi, pesche, kiwi, castagne, ciliegie, albicocche, susine, meloni, cocomeri, pomodori, zucchine, soia, girasole e colza - avverte Coldiretti - dipendono completamente o in parte dalle api per la produzione dei frutti. Ma le api sono utili anche per la produzione di carne con l'azione impollinatrice che svolgono nei confronti delle colture foraggere da seme, come l'erba medica e il trifoglio, fondamentali per i prati destinati agli animali da allevamento".
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La Terra dopo la scomparsa dell'uomo

Cosa accadrebbe al pianeta se l'uomo si estinguesse a causa di un virus letale, per la caduta di un meteorite oppure per causa del riscaldamento globale o ancora per una guerra nucleare?
Come si comporterebbe l'attuale ecosistema e cosa rimarrebbe sulla Terra del nostro mondo industrializzato?

Alla redazione di History Channel se lo sono chiesti e hanno realizzato un interessante documentario gia' andato in onda negli Stati Uniti e di cui e' possibile vedere on line il trailer e acquistare il dvd.
Utilizzando effetti speciali degni dei migliori film di fantascienza e con il supporto dei migliori esperti di ingegneria, botanica, ecologia, biologia, geologia, climatologia e archeologia, Life After People ci da' una visione quasi reale di cosa accadrebbe sulla Terra dopo l'apocalisse.

Gli autori partono dallo studio di un luogo dove la sparizione dell’essere umano è già avvenuta: la città di Pripyat, in Ucraina, rimasta disabitata per più di vent’anni ormai, a causa della catastrofica fuga radioattiva nella vicina centrale nucleare di Chernobyl avvenuta nel 1986. I 47mila abitanti dell’epoca sono svaniti, uccisi dall’incidente o allontanati.
E la natura? Lei riprenderebbe in molti casi il sopravvento sulla civilizzazione ad ulteriore testimonianza del fatto che e' l'uomo di passaggio sulla Terra e non il contrario.

Di stretta attualità il video relativo ai rifiuti che ha prodotto l'uomo considerando che una bottiglia di plastica dura circa 1 milione di anni!

Se invece doveste riuscire a sopravvivere sempre nel sito si trovano degli utili consigli per cavarsela in ogni occasione.
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Museo con vista a Bondi Beach



Vi segnaliamo una simpatica scultura di The Glue Society su una spiaggia di Sydney intitolata "Hot with the Chance of a Late Storm".
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Il furgone dei gelati (Mr Whippy), icona della memoria australiana, giace squagliato al sole per via del riscaldamento globale. “No one is safe from the Australian summer, not even Mr Whippy”, dichiarano gli autori, e come dargli torto?
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Basti pensare che l’Australia è l’unico paese industrializzato (con gli USA) a non aver ratificato il protocollo di Kyoto che riduce le emissioni di gas serra a favore dell’energia rinnovabile.
La maggioranza degli elettori chiede, infatti, al premier John Howard la firma del documento.
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Fonte: The glue society
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Energia pulita

Un'incredibile scoperta arriva dagli Usa, dove un ingegnere dell'Ohio in pensione, intento in una ricerca per guarire dal cancro che lo affligge, si e' imbattuto in un fenomeno fisico provocato dall'utilizzo di onde radio sull'acqua marina: questa produce energia grazie alla liberazione dell'idrogeno in essa contenuto.
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Il fenomeno ha naturalmente destato l'interesse di ricercatori universatori, che hanno confermato la scoperta, e cioè che onde radio a opportune frequenze scindono le molecole dell'acqua, separando l'idrogeno dall'ossigeno.
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Se il bilancio energetico del processo sarà positivo la scoperta potrebbe rivelarsi tra le più importanti degli ultimi decenni e avere potenzialità enormi nel settore energetico, industriale e dei trasporti.
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Da predatori a vittime

Il Mediterraneo risulta essere il mare più pericoloso per squali e razze: ben il 42% delle specie di questi animali, infatti, risulta a rischio estinzione.
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Lo afferma l'ultimo rapporto dello Shark specialist group e del Centre of mediterranean cooperation sulla base di risultati di uno studio condotto su 71 specie del mare nostrum, fra squali, razze e pesci cartilaginei, secondo cui la principale causa del declino delle popolazioni sarebbe la pesca eccessiva e quella accidentale.
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Olfatto a rischio

Un inquinante rinvenuto in molti fiumi ed estuari del mondo potrebbe privare i pesci della capacita' di riconoscere i propri simili e di riunirsi in banchi compatti ed uniti.
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La causa probabilmente e' da attribuirsi a un composto chimico acromatico, usato comunemente nei saponi, presente in grandi quantità' nelle acque, che altererebbe la produzione di alcune molecole ormonali necessarie al riconoscimento tra specie diverse di pesci, pregiudicando le loro capacita' olfattive, funzioni fondamentali per difendersi dai predatori e per aumentare l'efficienza nel procurarsi il cibo.
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Earthrace: motoscafo a biocarburanti

Manca poco più di un mese all’avventura di Earthrace, il motoscafo più ecologico che cercherà di battere il record mondiale di circumnavigazione del globo utilizzando esclusivamente il biocarburante.

L’obiettivo è riuscire in quest’impresa a ’impatto zerò in termini di emissioni di Co2 e promuovere una maggiore sensibilizzazione sull’ambiente e sull’uso sostenibile delle risorse. Lo skipper è l’australiano Pete Bethune, intenzionato a dimostrare che Earthreace possa alimentare e far crescere il settore europeo del biodiesel, dimostrando la potenza, l’affidabilità e la sicurezza ambientale del biodiesel.
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La tutela ambientale non è garantita solo con l’utilizzo del biodiesel B100, che riduce le emissioni di CO2 di circa il 78 rispetto al normale diesel, ma anche con la vernice antinquinante completamente atossica e con il materiale utilizzato per la costruzione del motoscafo, la canapa.
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L’attuale record di circumnavigazione del globo di 75 giorni è stato stabilito dalla barca britannica Cable & Wireless nel 1998. Secondo Pete Bethune, Earthrace potrebbe riuscirci in 65 giorni. Battendo il record precedente e inaugurandone uno nuovo: quello di aver usato esclusivamente biocarburanti.
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E' ineccepibile l’innovatività dell’applicazione di motori alimentati a biocombustibile al comparto nautico.
Il rovescio della medaglia è che le colture bioenergetiche richiedono sistemi di irrigazione dispendiosi, e durante le fasi di coltivazione e raccolta, si consuma pressappoco la stessa quantità di carburante prodotta.
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Coralli in agonia

Nature lancia l'ennesimo appello per salvare le barriere coralline: sotto la lente, questa volta, sono i reef dei mari caraibici che subiranno un continuo degrado nei prossimi 50 anni.

Al pari della quasi totale estinzione che colpi' i ricci di mare negli anni '80, oggi a essere seriamente minacciati sono altri organismi consumatori di alghe (fondamentali per il loro controllo) come il pesce pappagallo, seriamente minacciato dalla pesca indiscriminata.
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Tuvalu sommerso

Un'altra isola scompare a causa dell'innalzamento marino. Alcuni atolli dell'Arcipelago di Tuvalu (nel Pacifico meridionale) sono stati sommersi da forti maree, mentre le colture e i terreni sono stati contaminati da acqua salata e molte spiagge, purtroppo, non esistono più'.

Il mare nel frattempo si sta alzando di circa cinque millimetri all'anno, vale a dire molto più' alto delle recenti, e comunque pessimistiche, previsioni.
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Pacchetto Antinquinamento: l'Europa approva le norme contro l'inquinamento

La Commissione Ue ha adottato il piano per combattere il cambiamento climatico.

Il pacchetto contiene le azioni considerate necessarie per ridurre del 20% le emissioni di gas ad effetto serra entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990 ed aumentare, nello stesso arco temporale, del 20% il consumo energetico da fonti rinnovabili, includendo una quota del 10% di biocarburanti per il settore dei trasporti.
Bruxelles spera di approvare le misure entro il 2008, ma Barroso ha già detto di aspettarsi "negoziati difficile".

Lo sforzo richiesto all'Italia dalla Commissione Ue nel piano di ripartizione dei sacrifici tra i 27 Stati membri per raggiungere gli obiettivi europei vincolanti contro il cambiamento climatico e' quello di un taglio del 13% di emissioni di C02 nei settori non inclusi nel sistema di scambio di emissioni (Ets) e dovrà aumentare del 17% i consumi energetici da fonti rinnovabili entro il 2020, rispetto ai livelli del 2005.
Il pacchetto appena varato dalla Commissione Ue sul clima è "storico", rappresenta un programma "molto ambizioso" che sarà "buono per il pianeta, l'economia Ue e i suoi cittadini". Lo ha detto il presidente della Commissione Ue José Manuel Durao Barroso, aprendo il suo intervento all'Europarlamento. Ci sono dei costi ma sono "gestibili" nell'attuazione del pacchetto sul clima presentato dalla Commissione Ue. Raggiungere i nuovi obiettivi, ha spiegato, costerà tre euro a settimana ai cittadini Ue, ha spiegato poi Barroso.

"Sicuramente ci saranno quelli che diranno che il cambiamento ha un costo troppo alto e che l'unica opzione che abbiamo è quella di ficcare la testa nella sabbia e sperare per il meglio", ha detto ancora Barroso, spiegando di giudicare "sbagliato" questo approccio. Gli sforzi aggiuntivi per realizzare il piano presentato oggi, ha spiegato il presidente della Commissione Ue, ammonterebbero a meno dello 0,5% del Pil da qui al 2020 equivalenti a tre euro a settimana per i cittadini europei. "Non è un brutto affare", ha commentato Barroso, segnalando che "il costo dell'inazione è più di dieci volte superiore". "E man mano che il costo del petrolio e del gas cresce, il costo reale del pacchetto diminuisce" ha puntualizzato Barroso
Fonte: Ansa
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Albino...da record

Migaloo, un esemplare di megattera (Megaptera novaeangliae), e' l'unico albino avvistato finora in tutto il pianeta. Fu visto per la prima volta nel 1991 al largo della costa orientale dell'Australia.

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E' molto famoso dalle parti della Grande barriera corallina, poiche' e' solito transitare al largo di quelle coste durante il periodo di migrazione verso le acque australiane, o in attesa di tornare alle fredde acque antartiche ricche di krill.
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Questa megattera e' talmente famosa da avere un suo sito personale http://www.migaloowhale.org/
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Le rotte delle balene

Oggi e' possibile seguire via internet il grande viaggio delle balene tramite il Great Whale Trail.

Greenpeace, infatti, ha inaugurato un sito che, grazie alla localizzazione satellitare, permette di vedere le rotte migratorie di 17 megattere in aree di riproduzione che vanno dal Pacifico meridionale alla Nuova Caledonia, fino alle isole Cook e alle aree di alimentazione nell'Oceano Antartico.

Una nuova grande possibilita' per gli studiosi e il pubblico che permettera' di ottenere dati importanti sugli spostamenti delle balene, sull'utilizzo degli habitat e sulla struttura delle popolazioni.
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Vi chiederete se questi dati possano essere utilizzati dalle baleniere giapponesi; secondo la stessa Greenpeace non dovrebbero essere usati poiche' la flotta giapponese e' obbligata a seguire rotte rigorosamente predeterminate.
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Chele preziose

Uno studio britannico rivela come il tasso di mortalita' nelle popolazioni di granchi aumenti nel caso essi subiscano la mutilazione delle chele da parte dell'uomo invece che perderle per cause naturali.

In Europa e negli Stati Uniti ai pescatori e' permesso, infatti, di privare i granchi commestibili di una chela, ma nel Regno Unito anche di entrambe, per poi rigettare gli animali in acqua e, poiche' i granchi sono in grado di rigenerare i propri arti, l'industria della pesca considera questa pratica sostenibile ma l'aumento di stress dopo la mutilazione influenza drasticamente la loro successiva sopravvivenza.
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Il colore delle conchiglie


La diversita' cromatica delle conchiglie bivalvi della Chlamys varia e' imputabile a un fenomeno abbastanza diffusa tra i molluschi conchiferi sia bivalvi che gasteropodi, sia marini che terrestri, dovuto a diversi geni che controllano il colore delle conchiglie attraverso la deposizione di pigmenti diversi nelle loro componenti organiche. E' un fenomeno simile a quello che si verifica nell'uomo relativamente al colore della pelle e dei capelli.

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Energia solare

Il Ministro per l'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, ha istituito una task force, guidata dal premio Nobel Carlo Rubbia, che dovrà avviare il solare termodinamico in Italia. O meglio, indicare la strada da percorrere per cercare di imitare altri Paesi europei, come la Spagna, la Germania, o alcuni stati degli Usa, come la California.

Non si tratta più soltanto di qualche pannello solare sui tetti (che pure dovrebbero essere molti di più). Il solare termodinamico a concentrazione utilizza collettori parabolici lineari e configura delle vere e proprie «centrali» elettriche, ma ovviamente pulite e senza emissioni. Da circa 20 anni sono in esercizio nove grandi impianti di questo tipo in California per una potenza elettrica complessiva di oltre 350 megawatt.
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In Europa la Spagna ha avviato dal 2004 un programma industriale per la realizzazione di una trentina di centrali per una potenza di 1.300 megawatt/ora. Ogni collettore parabolico di questi impianti è costituito da un riflettore di forma parabolica, ovvero uno specchio di vetro, in grado di concentrare i raggi solari su un tubo ricevitore nel fuoco della parabola. «La tecnologia - dice Rubbia - non è in competizione con il fotovoltaico, che e' una soluzione distribuita sul territorio, o con l'eolico.
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Questi sono invece grandi impianti capaci di accumulare energia» e di funzionare anche in condizioni meteo sfavorevoli. Tra l'altro, sottolinea Rubbia, per la costruzione di questi impianti non serve necessariamente un impegno economico da parte del governo: lo sviluppo di questa tecnologia può essere basata su un sistema di autofinanziamento da parte delle industrie.
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Le emozioni dei pesci

Uno studio sul cervello dei pesci rivela che anche loro hanno emozioni segrete: come gli esseri umani, infatti, elaborano le informazioni - e forse addirittura anche le emozioni - in zone diverse del cervello.

I pesci che crescono in liberta' usano l'occhio sinistro per osservare e fare attenzione all'ambienete esterno, al contrario di quelli cresciuti in cattivita', che usano a questo scopo l'occhio destro.

Questa "lateralizzazione" del cervello e' stata ritrovata in un numero crescente di specie e suggerisce che diverse esperienze di vita possono influenzare lo sviluppo di un lato del cervello piuttosto che l'altro. I due lati del cervello potrebbero poi corrispondere, cosi' come avviene nei mammiferi, a due distinti atteggiamenti, nella fattispecie uno sospettoso e l'altro curioso.
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Greenpeace intercetta sei baleniere

Un nave di Greenpeace, dopo dieci giorni di ricerca, ha intercettato nelle acque dell'oceano Glaciale antartico una flotta di sei baleniere giapponesi, pronte a violare un accordo che prevede la sospensione della caccia ai cetacei.

Gli ambientalisti - si legge in una nota dell’organizzazione ambientalista - stanno ora inseguendo le baleniere, che dopo l’avvistamento hanno cambiato direzione e iniziato ad allontanarsi ma inseguite dalla nave di Greenpeace «Esperanza».

A dicembre il Giappone aveva annunciato l’interruzione della caccia di 50 megattere, in linea con quanto previsto dalla Commissione baleniera internazionale. Tokyo però prevede l'uccione di 935 balene di Minke (Balaenoptera acutorostrata) e 50 balenottere comuni (Balaenoptera physalus) per «studi scientifici». «Se si fermeranno per cacciare balene, allora interverremo», ha detto all'agenzia Reuters il responsabile di Greenpeace Australia, Steve Shallhorn. «Sino a quando le talloneremo, non potranno cacciare».
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Eco-shopper

San Francisco e Parigi le hanno appena vietate. Hong Kong e Melbourne lo faranno nei prossimi mesi; in Italia l'ultimatum è previsto per il 1 gennaio 2010: le buste di plastica non biodegradabili stanno per lasciare il posto alle più ecologiche soluzioni in materiali agricoli. Fra le tante disposizioni contenute nella Finanziaria 2007 è prevista una piccola norma: nel 2010 in Italia ci sarà una piccola rivoluzione nei nostri comportamenti quotidiani.

Nell'articolo 1 comma 1129, 1130 e 1131 della Finanziaria si stabilisce infatti che a partire dal 2007 verrà avviato un "programma sperimentale di riduzione della commercializzazione di sacchi da asporto che, secondo i criteri fissati dalla normativa comunitaria e dalle norme tecniche approvate a livello comunitario, non risultino biodegradabili". I cosìddetti sacchi da asporto non in regola vengono consumati oggi per circa 250 mila tonnellate all'anno per un mercato di circa di 500 mila euro, facile immaginare che la disposizione cambierà e non poco il quadro della produzione nazionale di shopper. Per questo, il programma di riduzione, che dovrebbe entrare in vigore entro centoventi giorni dall'approvazione della legge con un costo non inferiore al milione di euro, prevede un passaggio graduale dall'una all'altra produzione, ancora ferma oggi ad un mercato di 1500 tonnellate di sacchetti all'anno per un fatturato di circa 15 milioni di euro.

Ma perché le buste di plastica devono andare in pensione? La Finanziaria parla di riduzione delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera, di rafforzamento della protezione ambientale e di sostegno alle filiere agro-industriali nel campo dei biomateriali, si parla inoltre anche di un contributo al raggiungimento degli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto e di messa in regola rispetto alla diretta EN13432 della Comunità Europea. Per circa 300 mila tonnellate di buste vengono infatti bruciate quasi 430 mila tonnellate di petrolio, il divieto comporterebbe quindi la riduzione di 200 mila tonnellate di biossido di carbonio.

Quali i futuri sostituti alla plastica? Basta mezzo chilo di mais e un chilo di olio di girasole per produrre cento eco-shopper. La soluzione al problema è stata individuata quindi nell'utilizzo di prodotti agricoli biodegradabili realizzati tramite la coltivazione di 200 mila ettari di terreno a granoturco e girasole che andrebbero a ridurre l'attuale gap tra il costo di un sacchetto ecologico, circa 8 centesimi, e uno in plastica tradizionale, circa cinque. Fra i possibili materiali agricoli che potrebbero sostituire la plastica ci sarebbe anche il pomodoro, alimento simbolo dell'economia nazionale prodotto in 65 milioni di quintali l'anno: i polisaccaridi estratti dagli scarti dell'ortaggio una volta purificati potrebbero diventare eco-shopper. Ad oggi in Italia la maggioranza dei sacchetti biodegradabili vengono realizzati con un ricavato dell'amido di mais chiamato Mater-Bi e prodotti dalla bioraffineria Novamont, unica nel suo genere fino alla recente apertura di stabilimenti simili nell'area industriale di Terni.

La direttiva italiana arriva però in ritardo rispetto al resto del mondo: in alcune metropoli, quella delle buste di plastica pare essere già una moda d'altri tempi. Parigi, con una scelta pionieristica rispetto al resto dell'Europa e della stessa Francia, ha vietato le buste di plastica già dall'inizio di quest'anno. Anche se nei fatti la misura non sembra sia stata ancora applicata. A San Francisco ad esempio dove già da tempo era possibile scegliere la carta, la plastica sarà definitivamente bandita a partire da settembre 2007 dai maggiori supermercati e in seguito vietata anche nelle farmacie.

Melbourne pratica già dallo scorso luglio una sovratassa sull'acquisto delle buste di plastica. Hong Kong, che svetta con un consumo di circa otto miliardi di sacchetti non biodegradabili all'anno, sta pianificando un programma di riduzione che porterà nel giro di un anno all'utilizzo di un miliardo di sacchetti inquinanti per poi passare al definitivo divieto. Molti gli altri paesi che hanno già vietato o stanno muovendosi in questa direzione: dal Bangladesh al Sudafrica, da Taiwan all'Irlanda.



Fonte: repubblica.it
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